27 novembre 2013

Match point – di Woody Allen

“Nola… Non è stato facile … Ma quando è arrivato il momento ho premuto il grilletto. Non sai mai chi siano i tuoi vicini finché  non c’è una crisi. Uno impara a nascondere la polvere sotto il tappeto e va avanti. Devi farlo. Altrimenti vieni travolto …"

Film per certi versi grottesco e drammatico, è un racconto in cui si mostra come il prezzo per avere un riscatto forzato dalla vita può essere una vera e propria condanna. Credo che con questo film Woody Allen abbia voluto insegnare come bisogna fare attenzione alle scelte che influenzano la nostra vita e come bisogna fare attenzione a voler desiderare ardentemente che il corso della propria vita assuma proprio quella piega. Ciò che mi ha sorpreso non è stato il comportamento della famiglia alto – borghese tipica della società inglese ma è il comportamento di Chris (interpretato da Jonathan Rhys Meyer), il protagonista del film. Le sue azioni, fino alla fine, sono a metà tra la congettura e la pura paura di perdere ciò che ha conquistato, rifiutando così un’esistenza mediocre. Ricorre a soluzioni spesso subdole per poter giustificare ciò che gli accade che, per una ragione o per l’altra, sembra davvero che il destino ci metta lo zampino. Il tutto si svolge in  una Londra per bene, con la sua aria aristocratica e da ombelico del mondo. Mi ha fatto riflettere molto questo film perché ciò che desideriamo, a volte, diviene non solo un’ossessione ma diviene la nostra rovina. E’ incredibile cosa si è disposti a fare per cambiare la propria vita, credo che per volere un cambiamento così radicale ci sia un odio di fondo per la propria origine, o meglio verso sé stessi. Ed è proprio questo il fulcro del film sul quale Woody Allen si concentra: perché è così importante sapere da dove viene qualcuno? Miei cari lettori potreste rispondere dicendo che è importante per sapere se la persona sia tranquilla, onesta, che sia circondata dalla gente giusta, che non abbia un lato oscuro. Ma a volte, il lato oscuro, si cela proprio in quelle persone che noi reputiamo oneste e tranquille. L’origine non è tutto, non va a precludere il comportamento e l’ambizione di una persona, in fondo le persone le conosciamo solo nei momenti di crisi.
 

Altro ruolo importante è quello di Nola (interpretata da Scarlett Johansson) che  rappresenta la tipica ragazza un po’ sopra le righe, accettata malvolentieri dalla borghesia inglese. Nola, nonostante tutto, è anche lei una vittima perché è l’emblema del rimanere sé stessi, accettando gli errori compiuti e cercando  di combattere con tutte le sue forze affinché gli altri non riescano a sopraffarla. E’ il personaggio più forte perché riesce a smascherare il protagonista. Non è questa la battaglia che tutti noi combattiamo ogni giorno? Cercare di non farci sopraffare dagli altri che vogliono solo sfruttarci? Nola però ci fa capire un’ulteriore cosa: trovato qualcuno che ci capisce e ci legge nell’anima è difficile lasciarlo andare, pertanto si accetta anche che ci sfrutti. Ma a tutto c’è un limite perché la forza per combattere è latente ed è in ognuno di noi.

La trama: Chris si trasferisce a Londra dall’Irlanda e trova lavoro come istruttore di tennis in un club borghese piuttosto rispettabile, aspettando l’occasione giusta per cambiare la sua vita monotona e mediocre. Tra i suoi allievi conosce Tom che lo prende subito in simpatia e, dopo l’allenamento, lo invita all’opera e a casa dei suoi genitori. Qui conosce la sorella di Tom, Chloe, e lei prova subito una forte attrazione per Chris. Durante un week end nella casa di campagna, Chris conosce Nola , la ragazza di Tom, e lui è attratto in modo magnetico da questa ragazza. Non potendo avere Nola, Chris si concentra su Chloe e i due cominciano ad avere una relazione che sfocia in una nuova e agiata vita sociale per Chris, a cominciare dal lavoro in una delle aziende del suocero, che lo ha preso in simpatia.  
Ma la fiamma per Nola non si spegne e la situazione ha una svolta durante un altro week end nella casa di campagna in cui, dopo un’accesa discussione con la suocera, Nola va a fare un giro nel grande maniero. Raggiunta da Chris per parlare i due fanno l’amore. Nola decide di chiudere la cosa, in fondo i due stanno per diventare cognati e subito dopo che Chris sposa Chloe, Tom lascia Nola per un’altra donna. Chris comincia a cercare Nola ma la ragazza sembra sparita nel nulla, fino a quando non la incontra ad una mostra e le chiede il numero di telefono. Il giorno dopo Chris e Nola si incontrano e cominciano la loro relazione clandestina che avrà un risvolto quando lei rimane incinta. Chris pretende l’aborto ma Nola si oppone: per lei sarebbe la terza interruzione della gravidanza, la prima volta avuta da ragazzina, la seconda con Tom e la terza per lei non esiste, per lei il bambino è frutto della passione che c’è tra lei e Chris. Chris comincia a sentirsi in trappola, la sua amante è incinta e sua moglie non riesce ad avere un bambino, entrambe pretendono molto da lui. Chris si ritrova ad un bivio in cui la scelta non è per nulla facile: lasciare Chloe per Nola significa perdere tutto, il lavoro, la posizione sociale; lasciare Nola per Chloe significa abbandonare anche il bambino che lei porta in grembo, Chloe verrebbe a conoscenza dell’adulterio del marito e la distruggerebbe. Le cose si fanno ancora più complicate quando, per allontanarsi da Chloe, Chris le mente dicendo che era in un viaggio con la moglie. Nola perde il controllo, si sente ferita e illusa dall’uomo che ama, inoltre è il padre di suo figlio, pretende che prenda la decisione di lasciare la moglie o sarà lei a dirlo a Chloe. Chris, messo alle strette, prenderà una decisione terribile che risolverà una volta per tutte la sua situazione complicata, ma avrà il senso di colpa che dovrà sopportare per tutta la vita.
 
 
 

24 novembre 2013

Dexter – L’epilogo di una storia


Il serial “Dexter” è giunto al termine. Siamo rimasti orfani da un serial che ha tenuto con fiato sospeso milioni di telespettatori. E’ ora di fare un punto della situazione.

ATTENZIONE: PERICOLO DI SPOILER!!!!!
Dexter” è stata un’innovazione delle serie tv poliziesche. È stata una delle idee più originali vedere le cose dalla parte opposta, anche se l’idea è tratta dal libro “La mano sinistra di Dio” di Jeff Lindsay . Però “Dexter” credo sia durato troppo, la bellezza originale si è persa nelle stagioni a venire. A mio avviso “Dexter” doveva terminare alla quinta stagione, le ultime tre stagioni sono state forzate, ho avvertito uno stacco non tanto di trama ma dei fattori psicologici che hanno reso famosa la serie. Sarebbe stato bello approfondire molti aspetti della vita di Dexter, molti aspetti psicologici che hanno ripreso nell’ottava (e ultima) stagione, anche se quest’ultima non è esente da strafalcioni. L’ultima stagione, sebbene è stata migliore rispetto alle ultime due ed ha ripreso i fattori psicologici e quegli aspetti iniziali che hanno reso “Dexter” uno dei telefilm più visti e seguiti, ha uno stacco nella serie stessa. Si può dividere benissimo la serie in tre pezzi: pezzo iniziale, pezzo di mezzo, pezzo finale. Non ho gradito per niente questo distacco, perché è un qualcosa che lo hanno tirato fuori per tutte le ultime stagioni, ma non solo. Non ho gradito neanche l’inserimento di scene tragicomiche che non credo c’entrassero più di tanto con il filone principale della storia.
Ho gradito moltissimo l’evoluzione dei personaggi di Debra (Jennifer Carpenter), di Dexter stesso e l’introduzione di Harry come figura di riferimento per Dexter. È stato molto forte e toccante l’evoluzione di Debra, perché è stato bello conoscere fino a che punto arrivi e prenda il sopravvento il suo senso di giustizia e come sia disposta a sacrificare tutto, ma proprio tutto, per chi ama. Mi è piaciuto la figura di Harry, un po’ come un padre che sa essere presente nei momenti più bui del figlio, una sorta di consigliere personale. Devo spendere qualcosa anche per le donne che Dexter ha incontrato nella sua vita.
 
     ·       Rita: (Julie Benz) sicuramente la donna più importante nella vita di Dexter. Gli dà Harrison, ma Rita è cieca e crede nell’uomo finto che Dexter ha creato. La sua morte crea in Dexter non solo una crisi mistica, ma una domanda che ha sempre avuto paura di porsi, cioè se poteva essere un uomo diverso, se poteva non essere un serial killer e se davvero può provare i sentimenti come gli altri uomini.
  ·       Lila: (Jaime Murray) è una donna negativa per Dexter, capisce che in lui vi è un lato oscuro e se ne nutre, perché anche lei ha un lato oscuro. È Lyla a coniare “l’oscuro passeggero” il negativo che c’è in Dexter, ma non considera che nutrirsi di negatività distrugge ancor di più, cosa che Dexter capisce quando scopre che lei è un’incendiaria.

  ·       Lumen: (Julia Stiles) la donna che Dexter incontra nel momento del dolore della perdita di Rita. Il loro avvicinamento, dettato anche dall’obiettivo che avevano in comune, è dato soprattutto dalla voglia di fuga dalle tragedie che li hanno colpiti. Ma ciò non dura perché Lumen non ha un vero e proprio passeggero oscuro, si tratta di oscurità che Dexter conserverà per sempre.

·       Hanna: (Yvonne Strahovsky) la donna perfetta per Dexter. Un’avvelenatrice, un rapporto che inizialmente non vede la fiducia da entrambe le parti perché sanno chi sono in realtà ma la passione che arde tra questi due esseri simili è troppo forte. Anche se Dexter le impone limiti forti che, in un primo momento mettono fine del rapporto, rappresenta dopo un’evoluzione. I sogni, la favola di una vita tranquilla e serena anima entrambi e pongono in Dexter la voglia di essere un uomo diverso, ma solo per poco.

·        Debra: (Jennifer Carpenter) la donna più importante per Dexter. L’unica per la quale vale la pena provare dei sentimenti. Dexter non sopporta averla distrutta, essere il cancro che la divora, non sopporta il senso di colpa nei suoi confronti. Il suo bisogno di essere giustificato da Debra lo divora, tanto da farne quasi un’ossessione, fino all’epilogo finale.
Nonostante tutto “Dexter” è stato un telefilm bellissimo, vale la pena guardarlo. È bello vedere le cose da un’altra prospettiva, è positivo che ogni serie non ha più di 12 puntate e non scade nel banale, nonostante tutto. Io lo consiglio perché è un telefilm che ha fatto la storia del poliziesco psicologico, ha creato un’innovazione che vale la pena conoscere. Avrei voluto un epilogo diverso, avrei voluto una serie più corta per mantenere la bellezza iniziale ma il telefilm è consigliabile lo stesso.

Buona visione!!!

20 novembre 2013

[Chiacchiere&Distintivo] Third Watch – Squadre emergenza: Il lavoro degli eroi


Con questa sezione vorrei parlarvi delle serie tv poliziesche che io amo tantissimo. Innanzitutto devo dire che sono molto meticolosa sulle serie tv poliziesche, non mi piacciono tutte perché, come nei film, cerco il particolare. Mi piacciono soprattutto quelle che hanno storie particolari, che hanno risvolti inaspettati, con storie forti e mai banali. Sono questi telefilm che mi fanno appassionare e immedesimare in loro, a voler sapere come reagirà quel personaggio, a farmi commuovere dinnanzi alle storie di tutti i giorni. Io penso che una serie tv del genere non colpisca per le storie forti, per protagonisti indistruttibili o terribilmente tormentati ma colpisce proprio per il racconto della quotidianità. E’ proprio la quotidianità che rende eroe un vigile del fuoco, un poliziotto, un paramedico o chiunque altro. Fare il proprio lavoro in modo vigile, costante, con precisione rappresenta ciò che la gente vuole vedere e la fa sognare. Io mi sono resa conto che la gente cerca un eroe che si distingua partendo dalla quotidianità, che sia vicino a lei perché sa di cosa ha bisogno effettivamente.


Third Wacht – Squadra Emergenza racconta proprio questo: le storie di tutti i giorni. Racconta le vicende quotidiane di poliziotti, paramedici e vigili del fuoco che, ogni giorno, devono affrontare situazioni pericolose, ci sono vite in gioco, c’è un criminale pericoloso in circolazione e va trovato e arrestato perché si deve evitare il male agli altri, un edificio in fiamme con gente intrappolata e via di seguito.

Ho sempre sostenuto (e continuerò a sostenere) che questi sono lavori logoranti. Sostengo questo perché vedere certe cose può essere già un trauma di per sé, vederlo quasi tutti i giorni fa sì che spesso non si accetta la realtà, perché ci si sente impotenti per certi avvenimenti. Ciò può distruggere una persona, la cambiano perché quelle certezze, quelle cose in cui si credeva prima non hanno più senso, possono crollare le certezze. C’è chi lascia il coniuge, chi rimane solo per scelta, chi non sopporta di vedere come vittime i bambini, chi ha rabbia repressa … sono mestieri in cui il proprio punto debole può portare alla distruzione di sé stessi. Third Watch – Squadra emergenza” è arrivata in Italia verso i primi anni 2000, è stato trasmesso inizialmente in prima serata con il nome “Camelot – Squadra Emergenza”, dopo è stato spostato in seconda serata con il nome di “Squadra emergenza” per poi avere il nome definitivo di “Third Watch – Squadra emergenza”. La serie dura per sei stagioni, è un po’ vecchiotta perché è iniziata nel 1999 e terminata nel 2005, mentre in Italia l’ultima stagione è stata trasmessa nel 2009.
 
E’ stata tra le prime serie ad avere molti protagonisti e il cast è sempre stato piuttosto vario (sono veramente pochi i protagonisti rimasti dalla prima all’ultima stagione). Il padre di questa serie tv è John Wells, lo stesso di “ER – Medici in prima linea” infatti c’è anche un cross over tra le due serie in cui la dottoressa Susan Lewis va a New York per ritrovare la sorella e la nipote scomparse e le indagini le conducono Bosco e Yokas. Nella terza stagione c’è una puntata dedicata all’11 settembre 2001, in cui si racconta la fine giornata del giorno prima e l’inizio dell’emergenza del giorno dopo. Questa puntata è stata speciale perché negli Stati Uniti ha preceduto un documentario sui fatti dell’11 settembre, è stato un modo degli autori per rendere onore ai vigili del fuoco caduti nella tragedia. Molte serie tv statunitensi sono state influenzate dagli avvenimenti dell’11 settembre, infatti alcune hanno fatto proprio puntate del genere, altre invece avevano girato delle scene ma mai fatte andare in onda ( a “Sex and the city”, ad esempio, Carrie non riesce a prendere la metro, le dicono che è chiusa per questioni di sicurezza non aggiungendo altro ma la scena è stata tagliata; tra l’altro è stata modificata anche la sigla perché faceva vedere le torri gemelle).
La trama e i protagonisti.
E’ il racconto quotidiano di una squadra di poliziotti di New York del distretto del 55° e dei vigili del fuoco con i paramedici. Quest’ultimi dividono la stazione con i vigili del fuoco e tutti sono posizionati tra le vie denominate King e Arthur: ecco perché l’insieme viene chiamato Camelot. La storia non riguarda solamente l’aspetto professionale ma anche le vite private dei vari protagonisti, che combattono ogni giorno contro il male.
I paramedici:
Carlos Nieto: paramedico dal carattere egocentrico ma dolce, è orfano ed è molto legato a Doc Parker, suo mentore. Alla fine si sposerà con la collega Holly e avrà con lei la famiglia sempre desiderata.
Monte “Doc” Parker: è il paramedico più anziano, mentore di Carlos. Aiuterà tantissimo anche Kim ma, tra gli eventi dell’11 settembre e la morte di Alex, Doc avrà un crollo emotivo che lo porterà ad un gesto estremo, segnando così la sua uscita di scena.
Kimberly “Kim” Zambrano: vive con il vigile del fuoco Jimmy alti e bassi, i due sono divorziati e hanno un figlio. Kim ha una forte depressione per la perdita del partner Bobby, ucciso da un suo carissimo amico. Alla fine della serie si riavvicinerà a Jimmy.
Grace Foster: è tra le ultime new entry del cast, paramedico dal carattere duro e scontroso, non accetta il trasferimento al Camelot inizialmente perché “è troppo noioso l’ambiente”. Si ricrederà e si lega al poliziotto Brendan Finney.
Holly Levine: subentra verso metà serie, è un paramedico molto particolare e lunatico, ha sempre nutrito un forte sentimento per Carlos fino a quando non si dichiara a lui apertamente. Si sposeranno a fine serie.
Roberto “Bobby” Cannavale: è il partner di Kim, è un uomo molto apprensivo e ha un debole per chi è in difficoltà. Verrà brutalmente ucciso dal suo amico d’infanzia mentre cercava di disintossicarlo.
 
Alexandra “Alex” Taylor: è l’unico personaggio che ricopre sia il ruolo di paramedico che di vigile del fuoco. E’ la figlia del capo dei vigili del fuoco, morirà tragicamente in un’esplosione dopo un incidente d’auto e ciò destabilizzerà mentalmente e definitivamente Doc Parker.
I vigili del fuoco:
Jimmy Doherty: è l’ex marito di Kim, un vigile del fuoco esemplare e che con Kim riuscirà a sistemare le cose verso la fine della serie. Esce di scena alla quinta stagione perché riceve una promozione e il trasferimento in un altro distretto.
William “Billy” Walsh: amico fraterno di Jimmy. Lui e Jimmy sono gli unici vigili del fuoco che hanno un ruolo centrale nella serie, alla fine della serie Billy diventerà capo dei vigili del fuoco.
I poliziotti:
Maurice “Bosco” Boscorelli: è il poliziotto e protagonista che rimarrà, con gli altri, fino alla fine della serie. E’ molto impulsivo, menefreghista ed irritante per molti aspetti ma non si tira mai indietro. Ha un rapporto d’amicizia e di fedeltà profonde con la sua partner, Faith Yokas, che verrà messo in crisi da Maritza Cruz,  tenente dell’anticrimine del distretto che con Bosco avrà una relazione finita male.
Faith Yokas: altra protagonista rimasta fino alla fine. Diventa poliziotta per necessità, doveva mantenere la famiglia e il marito non aveva un lavoro stabile per il suo problema con l’alcool. Vive con quest’ultimo un rapporto perennemente conflittuale, finché non si lasciano e lui darà la colpa del cambiamento della moglie anche a Bosco.
John “Sully” Sullivan”: è il poliziotto più anziano che farà da istruttore e da mentore a Ty Davis, figlio del suo defunto partner. All’inizio Sully è contrario ad avere Davis come suo partner ma tra i due si stabilirà un profondo rapporto di amicizia e di fiducia. Avrà una storia turbolenta con la russa Tatiana, finita poi tragicamente.
 
Tyrone “Ty” Davis: segue le orme del padre guadagnandosi il rispetto e la fiducia di tutti. Avrà un rapporto di amicizia con Sully e con Carlos Nieto, infatti i due diventano coinquilini. Avrà una relazione, con alti e bassi, con la poliziotta Sasha Monroe.
Maritza Cruz: tenente dell’anticrimine, è molto scaltra e fa veramente di tutto per incastrare il colpevoli, non è un poliziotto ortodosso. Dopo la morte della sorella per colpa di uno spacciatore diventa spietata e comincia una guerra al narcotraffico, portandosi dietro Bosco e causando guai enormi a Faith. Dopo l’incidente che ha coinvolto tutti e tre, durante un’operazione sotto copertura subisce uno stupro e da lì cambierà il suo atteggiamento, specie verso i colleghi. Entra nella terza stagione.
Sasha Monroe: è una poliziotta molto precisa e meticolosa, starà vicino a Cruz quando viene stuprata, era la sua partner nell’operazione sotto copertura. Successivamente si scopre che è una detective mandata dagli affari interni per incastrare la stessa Cruz e verrà odiata da tutto il dipartimento. Entra a metà serie.
Brendan Finney: figlio del capitano Finney, Brendan inizialmente è spavaldo e mal sopportato da Sully. Sarà Davis il suo istruttore e insieme formeranno una squadra formidabile. Entra nell’ultima stagione.
Robert “Bob” Wersky: dirige il dipartimento con grande professionalità, mostrando verso i suoi agenti una sensibilità e una dedizione uniche.
 
 
 
 

 
 

19 novembre 2013

Il favoloso mondo di Amelie - La vita è fatta di fantasia



A volte la vita ci riserva un percorso molto particolare da seguire. Un percorso che a volte non è facile e per cambiarlo dobbiamo impegnarci, lavorarci su, fare il possibile. A volte ci ritroviamo da soli. Anche se si sta in mezzo alla gente si sente la necessità di stare da soli. La solitudine sembra un rifugio tranquillo e meno pauroso rispetto al mondo che ci circonda, rifiutando e spaventandosi delle emozioni vere della vita.
Questo è la storia de “Il favoloso mondo di Amelie”, film francese del 2001 arrivato in Italia nel 2002, diretto da Jean – Pierre Jeunet che vede come protagonisti i giovanissimi Mathieu Kassovitz e Audrey Tautou. Il film è un capolavoro della regia del cinema francese, lasciando da parte quello snobbismo e quella pesantezza tipica francese. Nonostante ci siano scene un tantino assurde e altre in cui gli attori risultano essere delle vere e proprie facce di bronzo, il risultato è piacevole e la visione scorre tranquilla e divertente, emozionando lo spettatore. Il film è ambientato tra Parigi e la campagna francese ed è un susseguirsi di colori, percezioni, facendo molte volte inquadrature dall’alto del luogo circostante, così che anche l’ambiente diviene un ulteriore personaggio aggiunto alla storia.

Il favoloso mondo di Amelie” ha una trama un po’ banale ma ciò che rende bello e particolare il film è il modo in cui vengono trattate l’emotività e la solitudine, di come sia difficile abbandonare le proprie mura costruite nel tempo per vivere liberamente abbandonati alle emozioni che si è sempre cercato di reprimere. Nel film si intrecciano varie storie con i relativi personaggi che arricchiscono la trama senza appesantirla e renderla noiosa, anzi dà quel tocco spumeggiante e frivolo “alla francese” che non guasta. Il tutto diventa ancora più fantastico e romantico con una colonna sonora molto originale e leggera. I personaggi principali del film sono Amelie e Nino. La loro storia è un continuo rincorrersi che, in un certo aspetto, è anche romantico ma prima di poter parlare di romanticismo bisogna dire che i due personaggi nel film vengono presentati e fatti avvicinare tramite le loro stranezze. Ciò poteva comportare un’implosione della trama ma la chiave di volta è proprio questa! Ho trovato geniale far avvicinare i due protagonisti attraverso le proprie stranezze perché per loro stranezze non sono, è solo un modo di vedere la vita attraverso gli occhi del proprio bambino interiore che non è mai andato via anzi, gli ha permesso di superare gli ostacoli della vita.

La trama
Amelie (Audrey Tautou) è la figlia di un medico militare e di una maestra severa e ligia al dovere. Durante la visita medica mensile l’uomo crede che Amelie sia malata di cuore perché sente un’aritmia cardiaca strana, dovuta al fatto che la piccola si emozionava dall’avere quel minimo di contatto con il padre. Amelie viene istruita in casa dalla madre e ciò la fa chiudere in un mondo tutto suo, che si acutizza maggiormente alla morte della madre schiacciata da una donna suicida. Amelie, una volta adulta, si trasferisce a Parigi e lavora come cameriera presso il “Cafè des 2 Moulins” e qui conosce molte persone: il suo datore di lavoro con il passato da ballerina equestre, l’amante geloso, lo scrittore fallito, la tabaccaia ipocondriaca, l’altra cameriera e collega di Amelie che ha respinto l’amante geloso, la hostess che porta ad Amelie il suo gatto quando deve partire per l’estero. Un giorno conosce Nino (Mathieu Kassovitz), il ragazzo che colleziona le fototessere buttate dalle persone e che lavora in un sexy shop. Amelie si sente attratta da lui, specie quando trova il suo libro di raccolta delle fototessere.

Nel condominio in cui vive Amelie conosce l’uomo di vetro, un uomo anziano che per la malattia della fragilità delle ossa non può uscire di casa, l’aiutante del fruttivendolo succube della prepotenza del suo datore di lavoro e la portinaia innamorata persa (e lasciata molti anni addietro) del marito fedifrago. La storia è ambientata nel 1997, più in particolare nei giorni in cui è morta la Principessa Diana. La sera in cui la tv francese annuncia la morte di Lady D, Amelie trova una scatolina nascosta dal precedente proprietario. Dopo una notte insonne e mille peripezie lo ritrova e gli restituisce la scatolina in modo tale che sia un ritrovamento anonimo casuale. Da quel momento Amelie realizza che lo scopo della sua vita è quello di rendere la gente felice, a partire da chi la circonda. Ma le cose per Amelie sono sempre tutte inaspettate o assurde …

17 novembre 2013

Niente velo per Jasira – Le ripercussioni del sesso


Opera prima dello sceneggiatore Alan Bell, il film è del 2007 ed è stato presentato al Toronto Film Festival, in Italia è arrivato nel 2009. È un racconto forte dal retrogusto amarognolo, parla di una ragazzina di 13 anni che viene iniziata al sesso ma non nel modo giusto. Il film ci impone una riflessione molto importante, quale il tema del sesso per gli adolescenti. Il tema è visto non solo nella loro ottica ma anche nell’ottica degli adulti che cercano di educare i propri figli seguendo i valori della loro cultura. Infatti il sesso è visto in modi diversi per credi religiosi, filosofie di vita, educazione impartita in un certo modo e che prima o poi nell’adolescenza vengono messe in discussione perché si è alla ricerca di sé stessi. Ed è proprio questo quello che cerca di fare Jasira.

Jasira (interpretata da una bravissima Summer Bishil) cerca di capire chi è lei, cosa significhi per lei il sesso e soprattutto cosa si aspettano gli altri da lei. Vive un rapporto conflittuale con il sesso perché, vivendo con un padre fortemente religioso che non la incita in alcun modo alle relazioni con il mondo esterno, la sua voglia di libertà e la sua curiosità la spingono a vivere situazioni forti. Non avendo una figura di riferimento si sente smarrita per ciò che sento dentro e solo la sua vicina di casa Melina (interpretata da Toni Colette) sembra capirla nel modo giusto. Però come si può vivere bene una crisi esistenziale come quella adolescenziale con il sesso sempre sbattuto in faccia, che rende già complicato il tutto per noi adulti, figuriamoci a dei ragazzini che non sanno nemmeno come funzioni e tanto meno cosa significhi.

Credo che sia proprio questa la domanda che il film ci pone. In una società che ci pone costantemente la forza del sesso e di come si debba viverlo senza pudore, il paradosso è dietro l’angolo. Sono messaggi subliminali in cui è facile perdersi anche da adulti e ciò lo dimostra soprattutto il signor Vuoso (interpretato da Aaron Eckhart), che approfitta delle ripercussioni emotive di Jasira abusando sessualmente di lei. Allora qual è la via giusta? Come si può insegnare ad un adolescente che il sesso ha un suo peso se anche gli adulti lo temono e non sanno mettere da parte il pudore? Io credo che la risposta stia come la persona viva il sesso. Se lo vive in modo sereno, non conflittuale e naturale non lo vedrà come un qualcosa di negativo. I valori giocano un ruolo importante perché loro ci fanno vivere il sesso in un certo modo perché ci fanno aspettare il matrimonio per vivere la prima volta oppure ce lo fanno vivere come un gioco, come un semplice bisogno naturale da soddisfare. Il sesso è personale e capirlo al meglio ci può solo aiutare a vivere meglio.

La trama: Jasira è figlia di madre irlandese e padre libanese, la storia si svolge durante la guerra del Golfo. I genitori sono divorziati e quando la madre scopre che Jasira si stava radendo il pube con l’aiuto del suo compagno decide di mandarla dal padre. Il padre di Jasira, Rifat Maroun, è un uomo religioso e molto rigido, non è aperto in alcun modo verso gli altri. Jasira si ritrova da sola a vivere la sua adolescenza e a vivere il sesso, che ormai è diventato un punto fisso nella sua vita. Tutto inizia quando, facendo da baby sitter per Zack Vuoro, sfoglia casualmente una rivista semi pornografica del padre di Zack e ha un orgasmo. La ragazzina viene beccata dal signor Vuoro che in un primo tempo la caccia ma dopo le dà una sua rivista dietro sua richiesta. Nel frattempo Jasira frequenta un suo compagno di scuola che le chiede dei rapporti sessuali. Jasira in un primo momento declina fino a quando non perde la verginità con il signor Vuoro. Il signor Vuoro, una sera, recatosi a casa di Jasira e trovandola da sola, le pratica petting contro la volontà di Jasira stessa e in modo talmente forte che le provoca la rottura dell’imene. Spaventato l’uomo scappa, e per Jasira comincerà un circolo vizioso e perverso in cui sarà difficile capirne i contorni e se sia giusto o sbagliato.

15 novembre 2013

Il mio grosso grasso matrimonio greco – scritto da Nia Vardalos e diretto da Joel Zwick

“… Mio padre me lo dice da quando avevo quindici anni. Perchè le brave ragazze greche devono fare tre cose nella vita: sposare ragazzi greci, fare figli greci e cucinare per tutti fino al giorno della loro morte…”
Commedia brillante e geniale, spesso un tantino demenziale, che riprende molti stereotipi comuni. Per alcuni aspetti mi ha fatto riflettere questo film perché è un po’ impossibile non rivedersi. La prima cosa che ho pensato guardando questo film è stato: “E’ proprio vero che tutto il mondo è paese!” perché ci sono quelle cose che tutti ci siamo sentiti dire!Il film parla anche delle differenze culturali che, spesso, fanno ingigantire cose che nemmeno lo sono lontanamente. E’ vero che le differenze culturali possono dividere le persone ma se si facesse come Ian, il co-protagonista del film, forse il mondo sarebbe migliore. Credo sia proprio questo l’intento del film: che importanza fa se si hanno cognomi diversi, se si viene da parti diverse e disparate del mondo, in fondo siamo tutti frutti!
Un altro messaggio importante del film è che la vita è propria e nessuno può impedirci di fare quello che si vuole. Se ci si mette d’impegno, la vita può essere cambiata e può andare come noi vogliamo. Imprevisti a parte!Il film è stato sceneggiato dalla stessa attrice protagonista Nia Vardalos, che si è ispirata ad una propria vicenda personale, infatti la famiglia voleva che sposasse un ragazzo greco ma sposò un americano. Il marito di Nia compare anche nel film e ha la parte del migliore amico di Ian.
La trama. Toula Portokalos, donna trentenne che lavora nel ristorante di famiglia, è insoddisfatta della sua vita. Non si piace fisicamente, vorrebbe essere diversa, vorrebbe essere più sicura e felice. Tra l’altro la sua famiglia di origine greca non l’aiuta, la tiene prigioniera in un contesto ristretto che le ha sempre creato un problema: i greci frequentano altri greci e si sposano tra loro, le ragazze si devono sposare per procreare altri greci e cucinare fino a quando non vanno nella tomba. Toula è la zitella della famiglia e il padre glielo rinfaccia continuamente. Un giorno trova nel ristorante un volantino dell’università per l’iscrizione a corsi d’informatica; Toula decide di iscriversi e con la madre riesce a convincere il padre. Da questo momento Toula rinasce: comincia a curarsi, ad essere più sicura e un giorno si iscrive ad un corso che vede l’informatica applicata al turismo e chiede alla zia Voula di assumerla nella sua agenzia di viaggi. La zia la assume ma prima devono chiedere al padre e, dietro un raggiro fatto dalla madre e dalla stessa zia Voula, Toula ha il posto. Nell’agenzia viaggi incontra Ian Miller che, dopo un paio di uscite, Toula considera l’uomo sbagliato. Ian non è d’accordo, in fondo non c’è nulla che non possa funzionare, devono passare solo del tempo insieme. Toula e Ian cominciano la loro relazione di nascosto alla famiglia di lei, e quando si scopre la relazione scoppia la tragedia! Il padre prende male la relazione perché Ian è straniero e le cose per lui peggiorano quando Ian e Toula vogliono sposarsi. Ian, con infinita pazienza, accetterà tutto ciò che la famiglia, e che il padre di Toula in particolar modo, gli farà vivere e saranno una serie di eventi uno più assurdo dell’altro che termineranno in un finale strappalacrime.

13 novembre 2013

Being Erica – Le alternative esistono e funzionano!

Vi siete mai chiesti che cosa fosse successo se, in una determinata situazione, avreste preso un’altra decisione? Avete mai desiderato di tornare indietro nel passato per fare oppure non fare quella determinata azione? E se vi dicessi che esiste un modo particolare che vi fa tornare nel passato e vedere che cosa sarebbe successo se avreste fatto il contrario?

Questa è la trama di “Being Erica” serial comedy – drama canadese tutta da scoprire. Non è la semplice storia della trentenne single in conflitto con il mondo che va dal terapista, è molto di più. Fa riflettere ed è quasi impossibile non immedesimarsi in Erica (Erin Karpluk), la protagonista della serie. Questa serie tv conta 4 stagioni con una dozzina scarsa di puntate a stagione. In questa serie non c’è la sola concentrazione sulla storia della protagonista ma riporta tante altre storie. Anche se sono storie secondarie si intrecciano benissimo con il filone principale. Le storie sono tante ma le più belle per me sono quelle della madre e della sorella di Erica, la storia tenera e divertente dei due gestori del “Goblin”, la storia di Adam, del Dott. Tom e via di seguito.
Nonostante la storia, a volte, può risultare molto striminzita per via della brevità delle stagioni stesse, sono così cariche di intensità emotiva che ci si ritrova a piangere più di una volta, come ad esempio al ricordo di Erica della morte del fratello Leo. Un altro personaggio, che è il co-protagonista, è il Dott. Tom (Michael Riley), il terapista di Erica. Un uomo sopra le righe, assurdo, che si esprime quasi sempre con citazioni famose o meno. Inizialmente risulta scaltro e distaccato ma sarà il migliore amico di Erica, nonché un personaggio molto amato. I viaggi nel tempo che il Dott. Tom fa compiere ad Erica cercano di farle capire di come anche l’azione più inutile ha il suo perché e ha un suo peso, facendo risultare praticamente inutile piangere sul latte versato: ciò che è stato è fatto, si deve accettare e andare avanti, con la consapevolezza di non fare lo stesso errore del passato. E’ questo l’insegnamento del Dott. Tom e che Erica, alla fine della serie, dovrà confrontarsi per tutta la sua vita, creando così il colpo di scena finale (che non vi spoilero!).
La terapia di Erica e i viaggi nel tempo hanno due fasi: la prima è quella del viaggio nel tempo vero e proprio, a volte improvviso, con Erica e il Dott. Tom; la seconda è quella di compiere il ritorno al passato insieme ad altri pazienti del Dott. Tom, poiché Erica viene inserita in un gruppo e dovrà aiutare e sostenere gli altri per aiutare e sostenere sé stessa. In questo secondo momento della terapia conosce Adam, un altro paziente del Dott. Tom, che sconvolgerà la vita di entrambi come un uragano, visto che i due dovranno aiutarsi parecchio.
La trama: Erica è una trentaduenne che, nonostante abbia una laurea in letteratura e un master, non riesce a trovare lavoro. Licenziata dal call – center perché “troppo qualificata”, Erica è depressa e comincia a pensare che ogni cosa che ha fatto nella vita sia stata sbagliata, che è stato tutto un teatro dell’errore. Finisce in ospedale per uno shock anafilattico e al suo risveglio conosce il Dott. Tom, un terapista, che sa molto di lei e della sua vita e la invita a non mollare e a riprendersi la vita che le appartiene ricominciando daccapo, senza rimorsi in un modo “molto particolare”: le farà compiere i viaggi nel passato. Durante i viaggi non può mutare nulla, dovrà osservare ed interagire quando è necessario, altrimenti muterà per sempre il suo presente e la sua esistenza, oltre a mutare quella degli altri, in modo migliore o peggiore.

10 novembre 2013

Dexter – Il lato oscuro dell'uomo

Il telefilm di cui vi parlo oggi ha dato una svolta al genere thriller – psicologico. “Dexter” non solo ha riscritto il genere ma ha fatto vedere un volto nuovo all’antieroe. Sì, Dexter è un antieroe e come tale lo si dovrebbe odiare ma, man mano che la serie va avanti, lo si
prende in simpatia e si cerca di capirlo.

E’ una serie particolare ed intensa. Ogni stagione conta dodici puntate dalla durata di quasi un’ora. In attesa dell’ottava (e ultima, sigh!!) stagione in onda negli USA dal 30 giugno prossimo (in Italia dovremo aspettare l’autunno), la febbre per “Dexter” è salita alle stelle. Anche se è ispirato ad una serie di libri omonima, si stacca completamente, la serie ha una sua strada e questo è stato un bene.Inizialmente si pensa che questo serial killer non potrà scappare eternamente ma poi, conoscendolo, si tifa per lui e si spera che ce la faccia. La storia è complessa, e nonostante vi siano scene piuttosto forti, cruente e sanguinolente, c’è anche lo spazio per l’aspetto psicologico, che anzi è molto dominante. Dexter è un personaggio complesso, che l’attore Michael C. Hall impersona in maniera egregia. La serie affascina per vari motivi, per quanto mi riguarda non è stato solo il capire perché e come finge una vita normale quando normale non è, ma il venire incontro a sentimenti e ad emozioni che non credeva di provare. Perché è proprio questo il problema di Dexter: è sempre stato un mostro fin dall’infanzia o c’era un modo per non esserlo?
Un altro personaggio molto importante è sicuramente la sorella di Dexter, Debra. Debra (interpretata da Jennifer Carpenter): passa dall’ombra alla luce in un modo geniale, con tutto lo charme e il carattere sensibile Ha un forte senso della giustizia anche se reagisce in modo ossessivo, ma ha il cuore nel posto giusto. I produttori della serie hanno deciso che sul personaggio di Debra faranno uno spin – off . Un altro ruolo importante lo occupano le donne di Dexter, ognuna delle quali gli ha impartito una lezione di vita, e gli ha fatto provare emozioni a lui sconosciute.
La trama in poche righe: Dexter è tecnico di laboratorio della polizia scientifica di Miami, ma ha un altro lavoro, quello di serial killer di notte. Le sue vittime sono i criminali scampati alla giustizia. Dexter è un sociopatico, non prova emozioni, finge continuamente e lo fa anche bene. Dietro ai consigli del defunto padre adottivo ha un codice per le sue vittime, ha una vita apparentemente normale e frequenta Rita, una donna divorziata e con due figli. Aiuta nel lavoro da poliziotta la sorella Debra, “apparentemente” ha sempre un sorriso sulle labbra, è simpatico e ha una buona parola per tutti. Nel corso del tempo l’intricarsi di eventi e di situazioni, faranno vedere a Dexter le cose in modo diverso, chiedendosi chi sia veramente, se c’era un modo per non essere ciò che è, se è capace di amare e di provare sentimenti come tutti gli altri. Soprattutto, se potrà mai avere una vita normale.

Ulteriori approfondimenti, analisi degli altri personaggi, li farò a fine della serie, mi sembra più opportuno fare così. Quando ho scritto l’articolo, ci sono state modifiche, è improbabile lo spin – off sul personaggio di Debra e le puntate sono 12 invece delle 16 previste per questa ultima stagione. Per il resto, buona visione a tutti!!

7 novembre 2013

DOGMA – DI KEVIN SMITH

“… Secondo me è meglio avere delle idee. Insomma puoi cambiare un’idea, ma cambiare un credo è tosta. La gente muore per un credo, uccide per un credo … ”

Questo film del 1999 (credo che sia stato uno degli ultimi film venduto in vhs!) è molto particolare, ogni cosa va presa a sé. In questo film si parla del senso della religione cattolica ma vista in un’ottica veramente critica e anche molto sensibile. Nonostante ci siano parti divertenti e spesso deliranti, la tematica è centrata ed è trattata con grande maestria. “Dogma” non è un film per tutti, purtroppo c’è da dire questo. Il film è stato piuttosto criticato alla sua uscita, infatti molti hanno anche chiesto non
solo che venisse censurato ma che non fosse proiettato proprio.

E’ una questione di sensibilità perché la religione rientra tra quegli aspetti più intimi di una persona, toccando il suo cuore, la sua morale e la sua etica. Quanto è importante un credo? E’ proprio questa la domanda che si pone il regista e scrittore del film, Kevin Smith. Il credo è sempre stato un punto cruciale per un uomo. Quante guerre, stragi, spargimenti di sangue sono stati (e continuano ad essere fatti) per un credo?
Marx diceva che la religione è l’oppio dei popoli: in parte è vero, e sapete perché? Perché la religione smuove le masse colpendo al cuore e nell’anima della gente. Non voglio criticare chi è credente ma a volte la religione viene usata per giustificare cose che nemmeno sono tematiche religiose, per spiegare usi, costumi, il folklore di un popolo … a volte la religione diventa uno strumento, una soluzione per giustificarsi, semplicemente per avere ragione.
A Kevin Smith piace avere tra i suoi attori gli amici, infatti vi è una sincronia unica nella recitazione. Ritroviamo Ben Affleck e Matt Damon che hanno una sintonia veramente ottima perché hanno saputo riportare sullo schermo il loro rapporto d’amicizia nel rapporto tra i due amici angeli.

Consiglio di guardare il film perché guardare attraverso occhi critici qualcosa che ci tocca dentro è sempre buono. Dico questo perché credo che bisogna sempre migliorarsi attraverso le critiche, purché siano costruttive, e questo film è una critica costruttiva.
La trama.
Due angeli rinnegati, Bartleby e Loki (interpretati da, rispettivamente, Ben Affleck e Matt Damon) sono sulla terra da secoli, più precisamente nel Winsconsin, perché hanno ripudiato i loro incarichi e vi dovranno stare fino alla fine dei tempi; dopo il giudizio universale siederanno davanti le porte del paradiso. Il cardinale Ignatius Glick (interpretato da George Carlin), per attirare i giovani al cattolicesimo e festeggiare il centenario della riconsacrazione della chiesa di Red Bank nel New Jersey, ha fondato il movimento “Cattolicesimo Wow”. Come immagine della campagna, lo stesso cardinale Glick mette l’immagine del Cristo Compagnone, cioè una statua di Cristo che ammicca con i pollici in su. Ma non finisce qui: il cardinale asserisce che, con l’indulgenza plenaria, chiunque varchi la soglia della chiesa di Red Bank sarà perdonato di tutti i suoi peccati e quando muore andrà direttamente in paradiso. I due angeli vengono a conoscenza dell’indulgenza plenaria e decidono di andare alla chiesa di Red Bank perché la mancanza del paradiso per l’eternità mette
a dura prova entrambi, in particolar modo Bartleby. Nel frattempo e a tutt’altra parte, Bethany (interpretata da Linda Fiorentino), una donna che lavora ad una clinica per aborti e che ha divorziato per via di un’infezione all’utero che l’ha resa sterile, sente di aver perso la fede e non riesce più a trovare un motivo che la spinga ad andare in chiesa ad emozionarsi durante la celebrazione della messa. Una notte riceve la visita del Metatron (interpretato da Alan Rickman), cioè l’angelo serafino che è la voce di Dio e le assegna la missione di fermare i due angeli perché se varcheranno la soglia avranno trovato una falla nel sistema di Dio e tutto l’universo cesserà di esistere. Però non dovrà fare tutto da sola, ad assisterla ci saranno due profeti. Bethany, al suo risveglio, crede di aver fatto un sogno molto strano e non è molto convinta di ciò che deve compiere, dopo tutto Dio l’ha abbandonata molto tempo fa. La sera dopo, subito dopo aver chiuso la clinica, viene attaccata da tre ragazzini e viene salvata in tempo da Jay e Zittino Bob (interpretati da Jason Mewes e Kevin Smith). Sono due tipi piuttosto pittoreschi, Jay parla continuamente e dice un sacco di parolacce e Zittino, invece, non dice una parola: sono i due profeti, proprio come aveva detto Metatron! I tre decidono di andare nel New Jersey ma la macchina si ferma per avaria. Bethany vuole tornare a casa e dal cielo cade Rufus (interpretato da Chris Rock), il tredicesimo apostolo. Rufus scende sulla terra perché Metatron gli ha promesso che avrebbero modificato la parte della Bibbia che lo riguarda, a suo dire non lo avrebbero messo perché è nero. Dà una mano a Bethany anche per conto di Gesù, che tra l’altro gli deve 12 dollari. I quattro arrivano ad uno strip club dove vi trovano Serendipity (intepretata da Salma Hayek), una musa ispiratrice, motivo del successo di 19
su 20 film di Hollywood. Serendipity ha voluto la forma umana perché vuole scrivere per sé ma non riesce ad avere più idee. Rivela a Bethany che Dio ha un grande senso dell’umorismo e che non è un lui ma bensì una lei! Questo perché chi ha scritto la Bibbia era un uomo e ha messo la sua interpretazione. Nel locale tutti vengono attaccati dal demone Escrementizio Gorgotiano, cioè il demone di merda. I quattro riescono a metterlo a tappeto e Serendipity rimane per sapere chi è che ha mandato il demone. Si scopre che a mandare il demone, e a comandare i tre ragazzini, è stato Azrael (interpretato da Jason Lee), un demone. Bethany e gli altri si scontrano con gli angeli e, dopo lo scontro, a Bethany viene svelato il motivo per cui hanno chiamato proprio lei: a questo punto Bethany si ritrova ad un bivio, tutto dipende dalla sua decisione di continuare o meno il viaggio.