8 marzo 2014

Letture Pesanti - Bruciata viva, vittima delle leggi degli uomini - Suad

“… Al mio paese nascere donna è una maledizione …”
Libro che mi ha colpito molto per la storia cruda e orribile di questa donna, è fonte di forte riflessione. E’ un libro che deve essere letto non solo per sapere e capire le condizioni in cui vivono le donne del Medio Oriente ma è anche la scoperta di una cultura diversa dalla nostra, una cultura incentrata su un senso della famiglia molto diverso dal nostro. E’ un mondo in cui le tradizioni hanno il sopravvento su tutto e sopravvivono sul nuovo, anche se è vero che vengono riprese per spiegare certe consuetudini, modi di fare e di pensare. 

E’ una storia vera di una ragazza, il cui nome è lo pseudonimo di Suad per motivi di protezione, infatti le ragazze e le donne sopravvissute dalla condanna a morte dettata dalla famiglia vengono inserite in un programma “protezione testimoni”, dato che ci sono stati casi in cui le hanno rintracciate e le hanno uccise. Suad è stata condannata a morte dalla famiglia perché era rimasta incinta al di fuori del matrimonio, il padre del bambino era l’uomo di cui si era innamorata. Il carnefice è stato il cognato che ha tentato di ucciderla dandole fuoco con della benzina e Suad ha passato le pene dell’inferno in ospedale. Le donne sopravvissute al delitto d’onore vengono lasciate a loro stesse perché “tanto sarebbero morte per le ferite riportate”. Suad, in questo stato di salute, ha partorito il bambino e nemmeno se n’è accorta tanto del dolore che stava provando per le ustioni riportate. Per portarla via, la fondazione svizzera SURGIR (che si prende cura di queste donne) ha dovuto mentire alla famiglia, utilizzando come scusa quella di farla morire da un’altra parte. Da qui inizia la rinascita di Suad: viene adottata con il suo bambino da una famiglia europea, finalmente è libera di essere sé stessa e non deve avere paura di ciò che fa, si sposa con un altro uomo che ama ma la paura di essere abbandonata è sempre alta. Nonostante sia analfabeta ha trovato lavoro, ha avuto altri figli oltre al figlio che, ingiustamente, è stato causa della sua condanna a morte. Il suo essere sfigurata la fa vivere in un costante senso di vergogna perché le cicatrici delle ustioni l’hanno talmente sfigurata che anche d’estate deve girare coperta. E’ una sofferenza continua che le crea molto disagio con gli altri.

E’ un libro che io consiglio di leggere a molte mie coetanee (ho 24 anni), ma anche alle loro madri, zie, cugine, sorelle e amiche. Io da molti anni a questa parte la festa della donna ha cominciato a darmi fastidio anche se, essenzialmente, non capivo il perché avessi cominciato a nutrire questo risentimento. Quando ho letto questo libro mi è parso chiaro il perché: la donna, a furia di ribadire le pari opportunità ha perso di vista il motivo della sua battaglia. Ribadire le pari opportunità serve per avere la giustificazione di comportarsi come un uomo, non stare al suo livello e dimostrarsi capace nel lavoro come un uomo. Si è perso di vista il significato vero di pari opportunità, di donna, di femminilità. E’ vero che c’entra moltissimo l’immagine che si dà alla donna, la perfetta bambolina tutta corpo mozzafiato e senza cervello, una donna che deve mostrarsi. Io mi sono chiesta perché.

Perché dobbiamo mostrarci e non dimostrare? La donna è molto giudicata nel suo mostrarsi perché se non rispetta determinati canoni di bellezza e di portamento sono due le etichette che le si danno: la zitella e la puttana. Essere donna è essere libere, essere sé stesse anche se si è madri, zie, casalinghe, lavoratrici. Pari opportunità significa non solo di avere gli stessi diritti e opportunità dell’uomo ma anche dimostrare che la donna va oltre ai soliti stereotipi, non è solo angelo del focolare. C’è un detto famoso che recita “Quando si dice donna si dice danno”: è vero perché danno la vita, l’amore, una spalla forte per sopportare pesi più pressanti dei suoi. A volte la donna piange ma non è debolezza è sfogo, una valvola che permette di sopravvivere e andare avanti. Essere donne è meraviglioso, dobbiamo imparare a sapere, e a ricordarci soprattutto, quanto valiamo. Ognuna deve dimostrare che è stupenda, che le difficoltà passano perché siamo noi le vere forti per natura!


N.B. SURGIR è una fondazione svizzera rivolta alle donne e ai bambini di tutto il mondo, che sono vittime di crimini senza senso, giustificate da tradizioni sempre più insensate. Combatte da molto tempo contro l’ingiustizia che queste donne subiscono. Se ne volete sapere di più potete andare sul sito www.surgir.ch  

3 marzo 2014

Parliamo di Musica - Sisters of Mercy

Oggi riprendo a parlare di musica terminando il mio piccolo viaggio sui gruppi esponenti del dark rock. Vi parlo dei Sisters of Mercy.
I Sisters of Mercy si affacciano sul panorama musicale anni’80 divenendo un’icona del dark rock. I loro brani, insieme a quelli dei Bauhaus, sono stati quelli di maggior punta nelle discoteche dark. Era impossibile non rimanere immobili ai suoni sbarazzini e trascinanti. La band ha subìto diversi cambiamenti, l’unico membro rimasto è stato il solo cantante Andrew Eldricht insieme alla drum machine, la quale è divenuta a sua volta membro con il nome di Doktor Avalanche. I Sisters of Mercy sono stati tra i primi gruppi ad usare la drum machine, è la loro particolarità. Nonostante tutti i problemi e tutti i membri che si sono succeduti nei Sisters, la band, a partire dalla metà degli anni ‘90, non ha più pubblicato alcun album. Questo è dovuto al fatto che i Sisters si sono affermati come band indipendente, non hanno più sottoscritto alcun contratto con le major per protesta contro l’operato della casa discografica alla quale appartenevano. Nei concerti, ultimamente stanno presentando molti inediti, infatti potete trovare tra le nuove edizioni dei loro album dei live, che sono raccolte dei loro brani nuovi presentati ai live.

Dopo aver dato queste notizie, passiamo ad aspetti più importanti. I Sisters nascono come band post – punk, come il dark rock del resto. Sono molto importanti per le band a venire, nonostante siano rimasti nella nicchia dell’underground, hanno gettato le basi del Goth. La voce di Andrew è proprio la tipica voce dark maschile, cavernosa e profonda, melodica e ipnotizzante, che trascina. Come non rimanere inerti di fronte al vortice di “Temple of Love” o “More” o l’ipnotizzante “Marian”. 
I Sisters non si soffermano tanto su un solo tema, anche se ritroviamo sempre l’amore, ma ritroviamo la riflessione su se stessi come “I was wrong”. Ritroviamo temi onirici, come “Neverland”, “Lucretia, my reflection, “Alice” e tante altre. Anche se non hanno più pubblicato album, i nuovi pezzi live sono davvero unici, non solo per presentazione ma anche per il filone che i Sisters hanno sempre seguito.

Sui Sisters of Mercy purtroppo non c’è molto da dire. C’è da dire che vanno citati e non solo nel panorama dark. Vanno ascoltati e riascoltati, non sempre piacciono al primo impatto. Ascoltate i brani come quelli che ho citato, insieme a “Heartland”, “Body electric” e l’album “First and last and always”. Per i pezzi live vi consiglio la raccolta “Bootlegi”.


Qui chiudo il dark rock. La prossima volta ritornerò con il metal goth o gothic. Alla prossima!