“… Al mio paese nascere donna
è una maledizione …”
Libro che mi ha colpito molto
per la storia cruda e orribile di questa donna, è fonte di forte riflessione.
E’ un libro che deve essere letto non solo per sapere e capire le condizioni in
cui vivono le donne del Medio Oriente ma è anche la scoperta di una cultura
diversa dalla nostra, una cultura incentrata su un senso della famiglia molto
diverso dal nostro. E’ un mondo in cui le tradizioni hanno il sopravvento su
tutto e sopravvivono sul nuovo, anche se è vero che vengono riprese per
spiegare certe consuetudini, modi di fare e di pensare.
E’ una storia vera di una
ragazza, il cui nome è lo pseudonimo di Suad per motivi di protezione, infatti
le ragazze e le donne sopravvissute dalla condanna a morte dettata dalla
famiglia vengono inserite in un programma “protezione testimoni”, dato che ci
sono stati casi in cui le hanno rintracciate e le hanno uccise. Suad è stata
condannata a morte dalla famiglia perché era rimasta incinta al di fuori del
matrimonio, il padre del bambino era l’uomo di cui si era innamorata. Il
carnefice è stato il cognato che ha tentato di ucciderla dandole fuoco con
della benzina e Suad ha passato le pene dell’inferno in ospedale. Le donne
sopravvissute al delitto d’onore vengono lasciate a loro stesse perché “tanto sarebbero morte per le ferite
riportate”. Suad, in questo stato di salute, ha partorito il bambino e
nemmeno se n’è accorta tanto del dolore che stava provando per le ustioni
riportate. Per portarla via, la fondazione svizzera SURGIR (che si prende cura
di queste donne) ha dovuto mentire alla famiglia, utilizzando come scusa quella
di farla morire da un’altra parte. Da qui inizia la rinascita di Suad: viene
adottata con il suo bambino da una famiglia europea, finalmente è libera di
essere sé stessa e non deve avere paura di ciò che fa, si sposa con un altro
uomo che ama ma la paura di essere abbandonata è sempre alta. Nonostante sia
analfabeta ha trovato lavoro, ha avuto altri figli oltre al figlio che,
ingiustamente, è stato causa della sua condanna a morte. Il suo essere
sfigurata la fa vivere in un costante senso di vergogna perché le cicatrici
delle ustioni l’hanno talmente sfigurata che anche d’estate deve girare
coperta. E’ una sofferenza continua che le crea molto disagio con gli altri.
E’ un libro che io consiglio
di leggere a molte mie coetanee (ho 24 anni), ma anche alle loro madri, zie,
cugine, sorelle e amiche. Io da molti anni a questa parte la festa della donna
ha cominciato a darmi fastidio anche se, essenzialmente, non capivo il perché
avessi cominciato a nutrire questo risentimento. Quando ho letto questo libro
mi è parso chiaro il perché: la donna, a furia di ribadire le pari opportunità
ha perso di vista il motivo della sua battaglia. Ribadire le pari opportunità serve
per avere la giustificazione di comportarsi come un uomo, non stare al suo
livello e dimostrarsi capace nel lavoro come un uomo. Si è perso di vista il
significato vero di pari opportunità, di donna, di femminilità. E’ vero che c’entra
moltissimo l’immagine che si dà alla donna, la perfetta bambolina tutta corpo
mozzafiato e senza cervello, una donna che deve mostrarsi. Io mi
sono chiesta perché.
Perché dobbiamo mostrarci e
non dimostrare? La donna è molto giudicata nel suo mostrarsi perché se non rispetta
determinati canoni di bellezza e di portamento sono due le etichette che le si
danno: la zitella e la puttana. Essere donna è essere libere, essere sé stesse
anche se si è madri, zie, casalinghe, lavoratrici. Pari opportunità significa
non solo di avere gli stessi diritti e opportunità dell’uomo ma anche
dimostrare che la donna va oltre ai soliti stereotipi, non è solo angelo del
focolare. C’è un detto famoso che recita “Quando
si dice donna si dice danno”: è vero perché danno la vita, l’amore, una
spalla forte per sopportare pesi più pressanti dei suoi. A volte la donna
piange ma non è debolezza è sfogo, una valvola che permette di sopravvivere e
andare avanti. Essere donne è meraviglioso,
dobbiamo imparare a sapere, e a ricordarci soprattutto, quanto valiamo. Ognuna
deve dimostrare che è stupenda, che le difficoltà passano perché siamo noi le
vere forti per natura!
N.B. SURGIR è una fondazione
svizzera rivolta alle donne e ai bambini di tutto il mondo, che sono vittime di
crimini senza senso, giustificate da tradizioni sempre più insensate. Combatte
da molto tempo contro l’ingiustizia che queste donne subiscono. Se ne volete
sapere di più potete andare sul sito www.surgir.ch