Se mi chiedete qual’é la mia band
preferita in assoluto io vi rispondo che sono i Cure. La band si affaccia
sul panorama musicale niente di meno che nel 1979, per poi affermarsi come
simbolo del genere rock dark negli anni ’80. Il loro sound, che inizialmente era
molto sul pop rock, diventa genere di punta con l’aggiunta delle tastiere
e delle atmosfere, che tipicizzano il loro sound rendendolo unico.
Si possono anche associare ai Bauhaus ma la differenza è nettamente sostanziale: i Cure creano uno sfogo con la musica e i testi, i Bauhaus creano un universo parallelo con musiche e parole. I pezzi dei Cure raccontano sempre un sentimento diverso, anche se in tutti i loro pezzi si connota il dolore, l’amore puro e il dolore della separazione, lo smarrimento di sé stessi. Il loro capolavoro rimarrà per sempre la trilogia dark, formata dagli album “Disintegration”, “Pornography” e “Bloodflowers”. Anche se questi tre album sono stati pubblicati in tempi diversi, racchiudono l’essenza più importante e fondante dei Cure, oltre che della storia della musica rock. Gli ultimi album, da “Wish” in poi, sono stati un po’ meno pregnanti, credo si sia persa un po’ di energia che ha caratterizzato i Cure per tutti questi anni. Nonostante tutto pezzi, come “Lost”, “The hungry ghost” e l’abum “4.13 AM” è un lavoro ben fatto, anche se mancano tantissimo le tastiere.
Si possono anche associare ai Bauhaus ma la differenza è nettamente sostanziale: i Cure creano uno sfogo con la musica e i testi, i Bauhaus creano un universo parallelo con musiche e parole. I pezzi dei Cure raccontano sempre un sentimento diverso, anche se in tutti i loro pezzi si connota il dolore, l’amore puro e il dolore della separazione, lo smarrimento di sé stessi. Il loro capolavoro rimarrà per sempre la trilogia dark, formata dagli album “Disintegration”, “Pornography” e “Bloodflowers”. Anche se questi tre album sono stati pubblicati in tempi diversi, racchiudono l’essenza più importante e fondante dei Cure, oltre che della storia della musica rock. Gli ultimi album, da “Wish” in poi, sono stati un po’ meno pregnanti, credo si sia persa un po’ di energia che ha caratterizzato i Cure per tutti questi anni. Nonostante tutto pezzi, come “Lost”, “The hungry ghost” e l’abum “4.13 AM” è un lavoro ben fatto, anche se mancano tantissimo le tastiere.
I Cure mi accompagnano dall’età
di 14 anni. Mi hanno tenuto compagnia quando mi sentivo sola, vedevo tramutato
in parole ciò che avevo dentro in quel determinato momento, mi sentivo e mi
sento ancora tutt’ora rappresentata. Mi facevo forza ascoltando “Boys
don’t cry” sforzandomi di non piangere per la tristezza che mi
circondava, cercavo di non far morire il mio cuore come la ragazza di “Pictures
of you”, mi piacciono ancora tanto le filastrocche di “High”,
“Lullaby”,
cercavo l’amore di “Catch” e di “This twilight garden”.
Ma ora, che l’amore
l’ho trovato, trovo molto significativo e più che esaustivo “Lovesong”.
Non credo ci sia altra canzone d’amore a tradurre in parole i miei sentimenti
che provo per l’uomo amore della mia vita. E non c’è canzone più significativa
di “A
forest” per spiegare che è difficile perdersi nella foresta buia della
vita oppure girovagando alla riva di un semplice lago si ritrova sé stessi come
in “A
strange day”. Ho imparato che pensare con la propria testa significa
essere forti ma anche combattere continuamente, “Fight” è la canzone
adatta a capirlo. E ci sono tante altre e non mi basta questo blog per
spiegarlo, o forse non trovo le parole adatte ma solo le canzoni. La musica è
linguaggio universale. “Because boys don’t
cry”.
Raccomando l’ascolto della
trilogia dark formata da “Disintegration”, “Pornography” e Bloodflowers”.
Consiglio anche i live e le raccolte. Consiglio inoltre pezzi come “Fascination street”, “The
hanging garden”, “Doin the unstock”, “Bloodflowers”, gli album “Wish” e “Three
imaginary boys”.
Nessun commento:
Posta un commento