C’è un genere che, credo ci stia nel poliziesco ma nel thriller in generale, che si chiama “Fantapolitico”. Non è un genere semplice perché il rischio di cadere in una fandonia colossale senza capo e coda è davvero dietro l’angolo. I pionieri di questo genere, lo riconosco, sono stati gli americani. E quando sbagliano diventa veramente “un’americanata”! Scherzo, anche se stavolta ci sono andata pesante. “Prison break” è stato un serial incredibile, fa stare con fiato in sospeso per puntate, i nervi a fior di pelle e si fanno una serie di congetture su come Michael (il protagonista) possa trovare una soluzione in situazioni allucinanti. Adoro questa serie tv. Non è mai stata banale e nonostante l’alta tensione non è stata noiosa. Sono in tutto quattro stagioni e secondo me è stato un bene perché, se fosse continuata, si sarebbe persa la bellezza di questa serie tv.
Ci sono temi molto attuali, che sono spesso crudi e vengono sbattuti in faccia allo spettatore con tutta la loro forza. Sono i temi della pena di morte, l’attesa prima della pena, di come un uomo in carcere si distrugga e possa perdere sé stesso, di come ci siano uomini veramente con il marcio dentro da fare paura. Ma c’è anche spazio per l’amore e con le sue sfaccettature, i sentimenti che entrano in gioco quando non dovrebbero. Mi ha fatto riflettere molto questa serie tv perché mi sono chiesta come sia difficile vivere in un carcere, scontare una pena, avere un marchio d’infamia addosso per tutta la vita. Ho visitato un carcere l’anno scorso per un esame che dovevo sostenere all’università, si trattava di procedura penale. Il mio professore ha tenuto moltissimo che lo facessimo perché dovevamo renderci conto che, un giorno, noi futuri professionisti e magistrati, dovevamo sapere dove la gente potesse finire. E’ stato un grande insegnamento, è stata una di quelle esperienze che non si definiscono in positivo o in negativo, ma si definiscono esperienze perché non servono le parole per quello che hai dentro.
Un altro tema affrontato è lo scontare dei propri errori. Questo è stata una delle conferme di un pensiero che ho sempre avuto. Quando si sta compiendo qualcosa che non si deve fare si va avanti anche sapendo che si sbaglia, sapendo che prima o poi le conseguenze si pagano … e proprio qui che l’errore ha il suo punto nevralgico: non considerare a fondo le conseguenze. A volte si pensa che, commettendo di prima persona l’errore le conseguenze saranno rivolte a chi l’ha commesso ma non è così, ci finiscono spesso e volentieri gli altri in mezzo, perché la vita insegna continuamente e ti castiga pesantemente.
La trama.
Michael è un ingegnere ed è un uomo in piena carriera, brillante e molto intelligente. Non si può dire lo stesso di suo fratello Lincoln che, tra problemi di droga, delinquenza e l’aver abbandonato la donna madre di suo figlio, non riesce a rigare dritto. Lincoln viene arrestato per un crimine, a suo dire, non commesso: avrebbe ucciso il fratello del vice presidente degli Stati Uniti. Lincoln cerca di convincere tutti della sua innocenza, che è stato incastrato e che qualcuno lo voleva lì per addossargli la colpa. Michael, dopo diversi mesi, decide di farsi rinchiudere anche lui nella prigione di Fox River dove sta il fratello, in modo tale che può farlo evadere perché Lincoln è stato condannato alla pena capitale e ha poco tempo per farlo evadere. Lincoln gli chiede come farà e Michael gli rivela che si è tatuato, con disegni astratti e gotici, la mappa della prigione su tutto il torace e le braccia. Purtroppo il carcere non è il luogo più ospitale e per farsi aiutare Michael è costretto a chiedere favori e ad acconsentire di portare via altri dal carcere: il suo compagno di cella (e suo migliore amico per tutta la serie) Fernando Sucre, che vuole evadere solo per crescere il bambino che aspetta la sua ragazza; Theodore Bagwell detto T- Bag, uno stupratore / pedofilo che dovrà portarsi dietro altrimenti spifferava ai secondini il piano di Michael; Benjamin Miles detto C – Note, capo di una gang di colore incastrato per far favore ad un’altragang; David Tweener Apolskis; John Abruzzi, mafioso di origine italiana; Charles “Haywire” Patoshik. Michael nel carcere conosce la dottoressa Sara Tancredi, figlia del senatore Tancredi, che si dedica ai malati più bisognosi dopo il suo passato turbolento. Inizialmente Michael vuole soggiogare Sara con un flirt, ma sarà bloccato quando scopre di provare qualcosa per lei e le cose si complicheranno ancora di più quando anche lei prova lo stesso. Quando l’avvocato di Lincoln, Veronica Donovan, scopre che veramente c’è un complotto, come ha sempre sostenuto Lincoln, capisce che la loro vita sarà un’eterna fuga e che dovranno sempre guardarsi le spalle. Per questo Michael stabilisce un patto con gli altri detenuti: quando saranno fuori ognuno dovrà guardarsi le spalle per conto proprio …
Non aggiungo altro perché ci vorranno pagine e pagine oltre a togliervi il gusto e la curiosità di vederlo!
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